Prefazione:

Intanto cominciamo a dire dove si trova S. Eufemia. Cerchiamo di collocarla geograficamente. S. Eufemia fa parte del comune di Borgoricco ed è nella provincia di Padova, regione Veneto. Comune , Borgoricco, che si trova a nord della città di Padova.

Il territorio è pianeggiante ed è ricco di corsi d’acqua che quasi   lo abbracciano, in quanto a nord abbiamo il fiume Muson e a sud il fiume Lusore; all’interno di questo alveo , se così si può chiamare, si è sviluppato attraverso i secoli il nostro paese: S. Eufemia. Un’altra cosa importante da segnalare è che il nostro territorio si trova nel bel mezzo del graticolato romano.

Il graticolato romano è una eredità lasciataci dall’impero romano. Che cos’è il graticolato romano? E’ la divisione del territorio agricolo in tanti quadrilateri tutti uguali definiti da strade perpendicolari tra di loro e a fianco delle strade c’erano i fossi che seguivano il percorso delle strade.

Tutte diritte. A cosa serviva e a chi serviva questo genere di divisione del territorio. Con tutta probabilità questi appezzamenti di terreno venivano assegnati ai soldati veterani dell’esercito romano come premio per la loro lunga permanenza nell’esercito.

Oggi queste antiche vestigia si possono ancora ammirare nella loro antica disposizione.

Il nostro territorio , come altri penso ha avuto pochi cambiamenti fino agli anni venti. Allora la civiltà era prevalentemente contadina. Tutto proveniva dalla terra perciò della terra si aveva il massimo rispetto. Il nostro territorio a quei tempi era ricco di corsi d’acqua che erano emissari o immissari dei due fiumi sopra citati. C’erano fossati ampi chiamati “ fossete” , c’erano “peschiere “, c’erano golene. Ora tutto questo non c’è più.

Le strade sono asfaltate e al posto delle fossete hanno scavato delle moderne canalette ‘così l’acqua può scorrere più veloce. Una volta per andare a Padova ci si impiegavano ore, ora con gli autobus o con l’auto ci vogliono pochi minuti.

Una volta … Ma da quando si è cominciato a parlare di S. Eufemia come paese. E perché si chiama S. Eufemia. Andiamo con ordine, le prime notizie di S. Eufemia come entità territoriale si trovano in un documento del tiranno Ezzelino da Romano che dopo aver conquistato dei territori nella provincia d Padova ne fa menzione in una sua lettera.

Siamo nel decimo secolo.(bisogna precisare che allora non c’erano provincie ma territori, io uso questo termine per far capire meglio, il nostro territorio a quel tempo apparteneva alla nobile famiglia dei Da Carrara detti anche Carraresi, ndr). In un altro documento del dodicesimo secolo troviamo il paese , S. Eufemia, che fa parte di una eredità che va alla nobile famiglia dei Delesmanini.

Il nostro paese è menzionato in tanti documenti perché è importante, ed è importante perché è una Pieve. Ciò significa che fu matrice per altri paesi, parrocchie, che sono Borgoricco S. Leonardo e S. Angelo di S. Maria di Sala. A cosa è dovuta l’importanza di S. Eufemia a farla diventare Pieve: era dovuta alle molte reliquie che essa possedeva. Il possesso di molte reliquie le dava prestigio e le dava protezione e favori Celesti.

Ma come mai S. Eufemia, che era un paese a quel tempo che contava al massimo 25 fuochi, così venivano chiamate allora le famiglie. Di questa spiegazione nei documenti non c’è traccia, almeno a tutt’oggi. Però con delle deduzioni logiche si arriva a capire del perché del possesso di tante reliquie e anche dell’origine del nome: Santa Eufemia. Facciamo un salto storico all’indietro. Siamo nel quinto secolo D. C. e precisamente nel 452.

In quell’anno avviene un fatto che entra nella storia. Gli Unni capeggiati da Attila entrano in Italia e distruggono tutto al loro passaggio. Uccidendo chiunque si trovi nella loro strada. Alla loro vista le popolazioni lasciavano tutti i loro averi e fuggivano per trovare riparo da qualche altra parte.(c’è anche quel detto che dice che dove passa Attila non cresce più l’erba, ndr).

Gli Unni nel 452 distruggono Aquileia. Questa era una ricca città commerciale, faceva commerci con tutte le popolazioni bagnate dal mar Adriatico, anche con le popolazioni dell’Asia Minore , questo particolare è importante per capire meglio le origini di S. Eufemia. Molti degli abitanti di Aquileia riuscirono a fuggire, insediandosi nelle isole della laguna veneta dando luogo alla nascita di Venezia .Altri sicuramente avranno intrapreso altre strade, seguendo questo ragionamento è facile immaginare che alcuni abitanti ,profughi, di Aquileia si siano stabiliti qui, dando inizio ad un nuovo paese con una nuova storia.

Questi profughi sicuramente si saranno portati appresso le loro cose più care, certamente le reliquie dei loro Santi venerati erano cose della massima importanza. Aquileia era una città molto religiosa, era molto grande, con molte belle chiese dedicate a molti Santi. Non è da escludere che conoscessero S. Eufemia. Questa Santa vissuta nella città di Calcedonia e martirizzata nel 303 D.C., città dell’Asia minore; poco tempo dopo la sua morte cominciarono ad avverarsi miracoli cosicché venne eretta una basilica sul luogo del suo martirio.

La fama di santità superò i confini dell’ Asia minore e non è escluso che mercanti di Aquileia nei loro commerci siano venuti a conoscenza di questa Santa e ne abbiano portato il culto e reliquie a Aquileia. E che questi profughi abbiano dato il nome di questa Santa alla loro comunità che stava per nascere in ringraziamento dello scampato pericolo.( curiosità: nel 451 in questa Basilica si svolse un importante concilio ecumenico dove si sancì la doppia natura di CRISTO, natura umana e natura divina, ndr).

Questa Santa viene venerata nel nono mese dell’anno, nel mese di settembre il giorno 16.Questa può essere la spiegazione verosimile di come è nata la comunità di S. Eufemia . Le reliquie potate dai profughi Aquileiani hanno dato importanza alla comunità fino a farla assurgere alla dignità di Pieve. Nei secoli successivi la comunità di S. Eufemia cominciò a venerare altri Santi. In particolar modo S. Valentino.

Anche questo martirizzato nel terzo secolo a Roma. Nelle solennità le reliquie venivano esposte sull’altare di San Valentino e i parroci delle parrocchie nate dalla nostra pieve venivano a fare atto di sottomissione portando come dono un grosso cero.

La devozione per i Santi e per la Sacra Famiglia era molto sentita e praticata. Per questo motivo nel nostro territorio erano sorti numerosi oratori in onore dei Santi e di Maria Santissima .

Quasi in ogni incrocio veniva eretto un capitello e nelle strade più pericolose si mettevano delle croci e alle entrate delle selve che allora erano molto numerose si facevano delle sculture ,a sfondo religioso, direttamente sugli alberi. Fino a una cinquantina di anni fa si potevano ancora vedere queste opere di devozione.

Poi con il progresso molte di queste opere furono eliminate. Si sono salvati i capitelli che ancora oggi troneggiano nei nostri incroci. Segno che la nostra devozione non è venuta meno. Discorso diverso invece per gli oratori i quali sono stati tutti abbattuti per recuperare materiale per l’edilizia.

Di tanti che ce n’erano ne è rimasto in piedi solo uno, che noi oggi chiamiamo:Ciesoo de san Nicolò, Chiesetta di San Nicolò.

Questa chiesetta è ancora ben conservata e tuttora utilizzata per celebrare messe. Dobbiamo ringraziare le persone che abitano in quella contrada che, radunati in comitato, preservano questo gioiello per le generazioni future.

Oggi è conosciuta con il nome di S. Nicolò ma non è stato sempre così. Nel sesto secolo, con la discesa dei Longobardi in Italia e con conseguenza il loro dominio e stanziamento, molte delle loro usanze e costumi, e anche venerazioni, vennero piano piano a sostituire le nostre. Loro erano molto devoti a S. Michele Arcangelo, e a S. Michele dedicarono la chiesetta in località Favariego, quella che noi oggi, ripeto, chiamiamo S. Ncolò.

Con il passar dei secoli, con il venir meno l’influenza della loro cultura e contemporaneamente l’importanza sempre più grande che riassumeva il Patriarcato di Aquileia, avendo acquisito influenza anche nei nostri territori, le loro usanze furono recepite anche da noi, dalla nostra gente.

Si può dunque verosimilmente pensare che attorno all’anno mille, anno in cui i nostri territori furono parte integrante del patriarcato di Aquileia alcuni cambiamenti furono fatti. Nel nostro caso è verosimile pensare che fu affiancato il nome di S. Nicolò a quello di S. Michele Arcangelo.

S. Nicolò o S. Nicola era molto noto ad Aquileia, i quali Aquileiani avevano una predilezione per i Santi provenienti dall’Asia Minore.

Anche S. Nicolò come Santa Eufemia proveniva dall’Asia Minore, e precisamente dalla città di Mira , città della regione della Licia che si trova nella zona montagnosa dell’Asia Minore. Morto nel 350 D.C.le sue reliquie furono portate a Bari dove in suo onore fu eretta una basilica. Grazie alle sue doti taumaturgiche la sua venerazione si estese in tutta Italia e non solo. Già nell’undicesimo secolo troviamo documenti dove riportano il nome di S. Nicolò di Favariego. Da allora e rimasto il nome S. Nicolò.
In quel periodo, parliamo del dodicesimo secolo, c’erano dodici fuochi a S. Eufemia, così erano chiamate le famiglie di allora . Non erano famiglie come le conosciamo oggi formate da poche unità di persone, ma formate da decine di persone. C’erano famiglie che avevano anche dodici / tredici figli che a loro volta si sposavano e avevano figli pure loro perciò il loro numero aumentava, erano clan familiari.

La nostra parrocchia con gli anni cresceva di persone, il parroco era impossibilitato a svolgere tutte le mansioni parrocchiali e allora era affiancato da persone scelte dagli abitanti del luogo.

Dovevano essere persone degne di ogni stima perché erano incaricate di seguire le finanze parrocchiali. Più avanti negli anni , siamo nel 1808, a Santa Eufemia fu istituita la funzione di fabriciere.

Il fabriciere aveva molto potere in parrocchia in quanto era colui che nominava il sacrestano, nominava il campanaro, organizzava le questue. Nella nostra parrocchia questa venivano fatte due volte l’anno. La prima a luglio per raccogliere il grano, la seconda a ottobre per raccogliere l’uva.

Dovevano anche saper amministrare bene le poche risorse che allora c’erano. Anche questa funzione con gli anni scompare Ma come si viveva nel 1800? Si hanno molte notizie della vita che si svolgeva in quei anni. Prendiamo un periodo , quello della dominazione napoleonica che è anche quello più triste per la nostra e altre parrocchie confinanti.

Nel 1797 la Repubblica Veneta cade sotto il dominio Napoleonico, il nostro territorio faceva parte della Rep. Veneta. Con l’istaurarsi del dominio napoleonico le cose cambiarono in peggio, molto peggio. Causa le continue guerre fatte da Napoleone, le persone venivano vessate in tutti i modi per far affluire quanto più denaro possibile alle casse dello stato.

Anche i parroci venivano obbligati a convincere le persone a versare nelle casse degli esattori imperiali prospettando loro maledizioni eterne se non pagavano.

C’erano delle persone appositamente istruite che dovevano comunicare ai funzionari imperiali se i parroci usavano bene il loro potere di convincimento. Alcuni parroci delle nostre zone furono anche perseguitati per la colpa di non essere troppo duri con i parrocchiani. A chi non pagava venivano sequestrati quei pochi beni che aveva. Solo l’aratro non poteva essere sequestrato, perché l’aratro doveva servire per lavorare.

A causa di queste continue vessazioni ci furono anche delle sommosse con attacchi ai depositi dei beni sequestrati. Le persone morivano letteralmente di fame. Si pensi che a S. Eufemia c’erano circa 700 persone che vi abitavano nel 1800, di queste persone ne morirono circa 40 per fame. Queste sommosse avvenivano per fame “o morire di fame o rischiare di morire davanti ai moschetti dei soldati napoleonici”. Molti rischiarono e le sommosse si fecero sempre più audaci.

Tanto erano audaci che i funzionari imperiali fecero intervenire l’esercito napoleonico , qualcuno di questi malnati, come venivano chiamati, fu catturato e condannato, qualcuno fu anche ucciso.

Tutto questo cessò nel 1815 con la caduta dell’impero napoleonico. Con l’avvento al potere dell’impero austriaco le cose per le nostre genti cambiarono e si ritornò a una vita più decorosa. Se non altro non si moriva più di fame. E nel territorio cosa succedeva? Fino agli anni quaranta il territorio non ebbe grossi cambiamenti.

Negli anni ’40 il parroco fece demolire la vecchia chiesa per costruirne una di più ampia perché la parrocchia si stava ingrandendo e le persone non potevano assistere alle celebrazioni eucaristiche causa le misure ridotte della vecchia chiesa. Della vecchia chiesa i vecchi si ricordano il bellissimo altare maggiore fatto con pregiati marmi neri e ai lati dell’altare troneggiavano due sculture di angeli d’argento.

Era una bella chiesa molto decorata e con molte opere lignee. Scomparse durante i lavori, durati anni, scomparse per abbellire le case di qualche benestante. Il campanile invece non fu toccato. Attorno al nostro campanile in quegli anni e anche prima c’era una leggenda che aleggiava ed era questa. Si diceva che a mezzogiorno se si scavava dove c’era l’ ombra della punta del campanile ,si poteva trovare un tesoro. Tesoro nascosto da persone, da profughi forse Aquileiani. Leggende, miti, miraggi della civiltà contadina che cercava un tesoro per riscattarsi dalla sua condizione di miseria.

I lavori per la costruzione della nuova chiesa , come si è detto, durarono anni, il parroco allora era don Giovanni Finco, fu ultimata negli anni cinquanta e consacrata nel 1957. Con l’arrivo poi del parroco Don Antonio Zorzo il paese si trasformò con le sembianze che assume anche oggi.

Con la bella canonica , il centro giovanile, il campo sportivo con spogliatoi, l’asilo infantile, oggi scuola materna. Anche il parroco don Giachino Pettenuzzo ebbe modo di continuare l’opera dei suoi predecessori, abbellì la chiesa con affreschi e rimise a norma la scuola materna dotandola di ogni confort, non dimenticando neanche la cura delle anime dando incremento alle associazioni parrocchiali.

Integrazione Storia

La nostra chiesa, essendo matrice , ha i registri più antichi, risalgono al 1600 circa. Questi registri si chiamano registri dei Puti e delle Pute, cioè dei bambini e bambine nate a S. Eufemia. Durante le ricerche una delle difficoltà è stata l’interpretazione dei numeri.

Le date ei numeri scritti su questi registri non sono come quelli che oggi usiamo facilmente. Quali . 1-2-3- ecc.

Allora i numeri erano scritti un altro modo.( bisogna ricordare che siamo negli anni del cambiamento del metodo e uso della numerazione e ancora sotto l’influsso dell’uso dei numeri cosiddetti romani. Ricordiamo inoltre che l’uso della numerazione detta araba fu introdotta in Italia negli anni che sono a cavallo del 1100 e 1200, tutto questo grazie al noto e brillante matematico e esploratore Leonardo Fibonacci, detto anche Leonardo Pisano.

Che dopo innumerevoli viaggi nei paesi arabi, vide questo metodo di numerazione e lo portò in uso in Italia, diffondendo po, questo metodo di numerazione e calcolo nel mondo occidentale.

Data la semplicità di scrittura e calcolo in pochi anni soppiantò il metodo romano.) Tornando ai nostri registri l’evento della nascita era descritto con molta meticolosità e dovizia di particolari.

Non avendo orologi precisi l’ora della nascita era descritta in questo modo: prima della nascita del sole o a mezzodì o al calar della sera e avanti così.

Erano anche specificate le attività svolte dal padre del nascituro e anche del testimone.

Ricavandone così uno spaccato delle attività svolte a S. Eufemia in quei tempi ed erano queste quelle più in uso : contadino, pastore, casaro, bracciante.

Se tutte queste informazioni sono giunte fino a noi dobbiamo ringraziare la chiesa che per motivi nobili ha voluto che tutti i parroci, anche nelle parrocchie più piccole, tenessero questi registri. Questo obbligo fu poi codificato nel concilio di Trento del 1563.( mentre , nel civile fu reso obbligatorio , per tutti i comuni, nel 1871).

L’obbligo di tenere i registri dei nati era dovuta al fatto di evitare unioni tra consanguinei per evitare nefaste conseguenze per i nati a causa di questi matrimoni, un altro motivo era anche quello delle eredità e per questo motivo che in quelli anni fu introdotto l’uso del cognome, il quale non si poteva più cambiare a meno che il cognome, che era molte volte ricavato dai lavori che uno faceva, non fosse usato come pubblico ludibrio.

Nei registri parrocchiali a cominciare dal 1850 più o meno accanto al cognome viene anche menzionato il soprannome o menda ( ndr. Così era chiamato il soprannome allora.). Menda è una parola che deriva dal latino e significa : svista,finto , simulato ecc.

Forse erano usati per capire subito il loro casato. Ora questa usanza dei soprannomi è quasi scomparsa, almeno tra le persone più giovani , e col tempo scomparirà definitivamente.

Però prima che tutto questo vada perduto ho fatto una ricerca e un elenco dei soprannomi usati nei decenni passati e quelli che esistono anche oggi. Come potrete constatare molti di questi soprannomi sono scomparsi, passiamo ad elencare alcuni dei soprannomi usati a S. Eufemia:

  • Baato = Barbato
  • Brusauro = Caccin
  • Boesso = Zanon
  • Brocheto = Anselmi
  • Bruneo = Brunello
  • Bero = Cagnin
  • Baraca = Lovato
  • Beto = Rossi
  • Boseo = Carraro
  • Bastian = De Gaspari
  • Biondo = Milani
  • Bocio = Sorato
  • Botassin = Celi
  • Carrareto = Gasparini
  • Cason = Orbolato
  • Cuco = Guion
  • Cee = Gasparini
  • Casaro = Raccanello
  • Cavaeoto = Peron
  • Castaldon = De Gasperi
  • Caregheta = Marcon
  • Casoto = Bettin
  • Cuea = Barensi
  • Cueata = Merlo
  • Ciareo = Chiarello
  • Dordan = Fedeli
  • Damarioo = Caccin
  • Dandoeo = Dandolo
  • Femio = Libralato
  • Faiva = Simionato
  • Farfaia = Favaro
  • Falcaro = Carraro
  • Feltre = Marchiori
  • Fatore = Gernano
  • Fressa = Zampieri
  • Gato = Tolomio
  • Gneo = Gallo
  • Garbuio = Favaro
  • Gnacco = De Gasperi
  • Marsaroo = Cagnin
  • Mianese = Silvestri
  • Munaro = Fasolato
  • Miani = Pasqualetto
  • Merican = Trabacchin
  • Maioo = Novello
  • Mosè = Furlan
  • Menonta = Caccin
  • Mignoi = Gasparini
  • Miani = Anderlini
  • Magnapan = Agostini
  • Moron = Varosi
  • Moro = Concolato
  • Macion =Gasparini
  • Osei = Celeghin
  • Ortoean = Turchetto
  • Pierasso = Benetti
  • Pessaretto = Ongarato
  • Poeo = Novello
  • Popo = Rettore
  • Peuco = Sabbadin
  • Osei = Celeghin
  • Recia = Frasson
  • Rampa = Tiepolo
  • Rossato = De Gasperi
  • Roco = Luisetto
  • Sponcioto =Gasparini
  • Sardo = De Gaspari
  • Stopin = Silvestri
  • Sartore = Gatto
  • Sbreghin = Gasparini
  • Saearin = Gallo
  • Samarioo = Caccin
  • Scarparo = De Gaspari
  • Sona = Bugin
  • Sulian= Pierobon
  • Trento = Mariga
  • Todareo = Lorenzin
  • Tede = Antonello
  • Tachi = Ruffatto
  • Tessari = Caccin
  • Jaro = De Gaspari
  • Checa = Benin.

Questi i soprannomi che ho potuto recuperare nella memoria delle persone più anziane, non saranno tutti quelli esistiti ma ne danno una bella panoramica .

PS: i registri datati prima del 1600 sono andati distrutti a causa dei molti incendi succeduti durante i secoli passati. Sono stati distrutti anche registri degli anni tra il 1800 e il 1900, perciò molte notizie riguardanti quegli anni sono andate perse.

Un Grazie a Gianfranco per il lavoro svolto e per il tempo che ci hai dedicato.